venerdì 18 febbraio 2011

TEORIA DELLE OMBRE

-FONTI LUMINOSE-
Fino ad ora abbiamo analizzato il colore come elemento a se stante, senza considerare le innumerevoli variazioni determinate dalla forma. Il colore nella realtà, si piega e si adagia alla forma assecondandolo con rispetto. Ma oltre ad assecondare la forma che comanda sul cambiamento di direzione, dobbiamo tenere presente anche la luce che può variare per INCLINAZIONE, INTENSITA’ e TONO. Possiamo dire che il colore si colloca tra luce e forma rispettando entrambi nella stessa misura.
Non parleremo di forma in quanto è una materia complessa e vasta da non poter essere spiegata velocemente, diciamo solamente che non si può imparare a colorare senza studiarla. Quindi passiamo alla luce o meglio fonte luminosa. In ogni immagine dobbiamo calcolare almeno una fonte luminosa che ci permette d’illuminare la scena, con la possibilità di aggiungere altre luci secondarie dove ce ne fosse bisogno.
INTENSITA’
Per intensità s’intende la potenza della luce, o meglio la capacità di illuminare partendo dal valore di massima luce bianca B100 per diminuire man a mano fino a cambiare colore, con conseguenza diretta sull’ombra. Se diciamo luce, viene spontaneo pensare al bianco, ma come abbiamo detto, il bianco è il colore di massima luce, quindi un’intensità inferiore produrrà si un colore chiaro ma non per forza bianco100%. Se pensiamo alla luce emessa da una candela, possiamo notare come il bianco sia visibile solo al centro della fiamma, mentre la luce in se acquista un colore caldo e di un tono più scuro del bianco. Così come se pensiamo alla differenza d’intensità emessa da una torcia elettrica piuttosto che dagli abbaglianti di una macchina, noteremo toni di bianco differenti. La variazione di intensità della luce crea una variazione diretta sull’ombra, luce e ombra sono strettamente collegati, con il variare dell’uno cambia l’altro.
INCLINAZIONE
Per inclinazione intendiamo la posizione della luce rispetto al piano, con conseguenza diretta della dimensione dell’ombra. Immaginiamo il movimento del sole che durante l’arco della giornata si trova in posizioni diverse rispetto al suolo, le diverse inclinazione incidono sull’angolo d’illuminazione della forma e sulla proiezione delle ombre. Possiamo notare come a mezzogiorno le ombre sono corte in quanto il sole è perpendicolare alla terra, mentre al tramonto le ombre si allungano in quanto il sole è parallelo alla terra. Così come la luce di un lampadario crea un angolo diverso rispetto ad una lampada da comodino.
TONO
Per Tono luminoso intendiamo il colore della luce. Possiamo differenziare la luce come luce naturale o luce artificiale.
Quando ci troviamo in presenza di luce naturale possiamo osservare un colore caldo, pensiamo al sole al tramonto, un falò, la luce di palazzo in fiamme, mentre in presenza di luce artificiale solitamente abbiamo a che fare con una luce fredda, anche se in alcuni casi le luci artificiali emettono luce colorata fredda e calda.
Per comprendere la Teoria delle ombre ci rifacciamo alla legge ottica che descrive come ogni punto di luce si propaga in linea retta, così che ogni linea retta è un raggio e l’insieme di più raggi costituisce un fascio luminoso.
Una prima differenza rispetto alla direzione della luce e la conseguente proiezione dell’ombra riportata, la possiamo osservare al suolo in maniera differente a seconda se la fonte luminosa è vicina o lontana.
Quando la fonte luminosa è lontana le ombre si proiettano parallelamente una all’altra.
Mentre quando è vicina, come ad esempio la luce di un lampadario, le ombre si proiettano a raggiera.
Per calcolare l’ombra riportata dobbiamo decidere dove si trova la fonte di luce e il grado d’inclinazione, quindi osserviamo la direzione dei raggi che s’interrompono incontrando un corpo nello spazio, mentre altri proseguono la loro corsa.
Dal punto d’interruzione del raggio luminoso visualizziamo la zona d’ombra, che coinvolge tutti quei lati che non sono raggiunti dalla luce comprensiva dell’ombra proiettata a terra o su superfici secondarie, partendo da quello stesso punto d’interruzione del raggio luminoso.
Per visualizzare l’ombra riportata non dobbiamo fare altro che tracciare delle linee per ogni punto dell’oggetto illuminato e proiettarle a terra o su superfici secondarie. Quella che definiamo è l’ombra riportata che è sempre la più scura.
Ma tra la luce e ombra riportata troviamo altri tipi d’ombra che ci permettono di visualizzare la forma anche nella sua zona d’ombra senza appiattirla con un singolo tono. Ricordiamo che è grazie alla luce che riusciamo a percepire lo spazio e non al colore. In assenza di luce non saremmo in grado di considerare la profondità delle cose. E' tipico lo scontro con gli spigoli delle porte per coloro che percorrono di notte i corridoi senza accendere la luce.
Le altre variazioni dell’ombra sono l’ombra propria e la penombra.
La penombra che si colloca tra ombra propria e ombra riportata è un ritorno verso la luce, sia diretta che proiettata.
Facciamo una graduatoria usando tutta la scala acromatica per comprendere l’alternanza tra tono chiaro e tono scuro dei lati in ombra. Con il variare dell’intensità della luce cambia di conseguenza l'ampiezza della scala che andremo ad usare. Inoltre più la forma è complessa e più è possibile mettere in gioco una o tutte le variazioni dell’ombra.
L’equilibrio tra luce e ombra è simile al concetto di complementarietà, nel senso che la luce e l’ombra s’influenzano in maniera diretta, con il variare dell’uno varia anche l’altro facendo perno sul punto centrale grigio della scala acromatica. A seconda dell’intensità della luce varierà l’intensità dell’ombra, e così come il tono, una luce calda produce un’ombra fredda, e una luce fredda produce un’ombra calda.
-LA SEPARAZIONE-
Il passaggio tra luce e ombra nel fumetto non avviene sempre in maniera sfumata, cioè con un passaggio continuo da un tono all’altro, ma si definisce in maniera netta scomponendo la forma in più piani. Basti pensare al fumetto in bianco e nero per capire il gioco delle separazione che deve avvenire per descrivere e drammatizzare la forma. Più separazioni avvengono e più risulta fluido il passaggio fino ad arrivare alla sfumatura. La scomposizione non è altro che la visualizzazione del cambio di direzione dei piani della forma, in un cubo o in forme geometriche regolari questo risulta evidente, mentre sulle superfici tonde e morbide questo risulta più difficile venendo a mancare la separazione netta dell’angolo.
Una volta stabilita la forma e il colore della stessa, oltre alla divisione dei piani prendiamo in considerazione anche le variazioni create dalla luce, soprattutto le ombre riportate. Separando i lati in luce dai lati in ombra otteniamo due zone nette confinanti.
La colorazione di queste due parti può avvenire in tre modi:
Usare il colore dell’oggetto e il colore dell’oggetto scurito per la luce e l’ombra.
Usare il colore dell’oggetto schiarito e il colore dell’oggetto per la luce e l’ombra.
Usare il colore dell’oggetto schiarito e il colore dell’oggetto scurito per la luce e l’ombra.
Bisogna sempre fare attenzione a scurire e schiarire in ugual modo tenendo presente la diversità dei colori. Un colore chiaro si scurirà più facilmente di un color scuro, mentre un colore scuro si schiarirà più facilmente di un colore chiaro.
Oltre alla variazione del colore dell’oggetto, è possibile colorare direttamente con il colore della luce e dell’ombra. In ogni caso si passa da un minimo di due lati per arrivare al massimo della continuità descritta dalla sfumatura. Il movimento parte dalla luce per incontrare il colore dell’oggetto poi l’ombra propria, la penombra e l’ombra riportata con tutte le variabili cromatiche possibili.
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
Usiamo inquadrature panoramiche su ambienti o interni urbani in modo da incontrare forme regolari. Decidete il punto luce, la sua intensità e il suo colore. Prima di procedere alla colorazione fate dei bozzetti veloci per verificare la posizione delle ombre, soprattutto quelle riportate. Lo stesso esercizio lo possiamo provare prendendo dei personaggi, suddivideteli in almeno due spazi, luce e ombra ed anche qui provate inizialmente le tre variabili possibili, poi per aumentare il numero di lati visibili, marcate con un tono più scuro la linea invisibile di separazione che si è creata tra il lato in luce e il lato in ombra. Questo tono dovrà essere un tono più scuro del tono usato per l’ombra.
Per finire create un tono ancora più scuro e usatelo per l’ombra riportata.
Questo esercizio ha lo scopo di abituare l’artista a creare separazioni nette, solo in un secondo tempo si potrà unire i diversi toni, dove necessario, con sfumature che renderanno il disegno più professionale.
Chi è interessato a sperimentare le teorie affrontate e vuole inviare del materiale per un'analisi è ben accolto. Suggerimenti per una migliore stesura o chiarimenti su punti non compresi sono ben accetti. Ricordo che se lavorate in tradizionale, dovete scanerrizzare e controllare che la scansione sia simile all'originale e che il file non pesi possibilmente più di 2 MB.
inviate a: grifoweb@tin.it

2 commenti:

Michele ha detto...

Ciao! Non mi è chiara una cosa riguardo la fonte d'illuminazione.
Se illumino un'ambiente con una luce azzurra, tutti i toni vireranno verso quel colore, tranne le ombre che saranno del colore complementare scurito?
Invece quando lavoro con un'illuminazione naturale, non ci sono atmosfere particolari da usare, quindi i colori saranno quelli reali mentre per le ombre userò il colore stesso, scurito con una punta di complementare?

Però noto che in questo esempio di Enrico Marini (http://www.european-comics.com/wp-content/uploads/2010/06/scorpion2.jpg), il disegnatore usa solo varie tonalità di arancione dove l'atmosfera è calda, evitando di di usare il complementare puro nell'ombra, come nel caso della foto del tramonto nel tuo post. Si può quindi dire che Marini sfrutta una libertà interpretativa per quanto riguarda i colori, oppure ci sono casi nella realtà in cui le cose appaiono come in questa tavola?

grazie!

SILVIO ha detto...

Ciao Michele!
Sei avanti. Le regole cercano di dare il numero maggiore di variabili, poi ognuno decide come usarle, così come la realtà.
Marini ha usato un solo colore per creare atmosfera per comunicare calore.
DOMINANTE CROMATICA, l'affrenteremo più avanti.
In effetti non l'ho spiegato, in presenza di luce bianca l'ombra si colora del colore dell'oggetto su cui adagia.
Grazie a te!