venerdì 21 gennaio 2011

CERCHIO CROMATICO

-GIALLO-MAGENTA-CYAN-
Nel 1672, il fisico Isaac Newton dimostrò come facendo passare un raggio di luce bianca attraverso un prisma si poteva osservare la scomposizione in fasce luminose colorate che riproponevano i colori dell’arcobaleno. Una volta analizzato che la percezione del colore era determinata dalla luce e che era una questione di raggi assorbiti e raggi riflessi, si cercò di usare quei colori osservati per riproporre l’infinita varietà di tonalità di colori esistenti.
Partendo da quelli che sono i colori dell’arcobaleno è evidente come si pensò di utilizzare un rosso e un giallo per ottenere un arancione, un giallo e un blu per ottenere un verde e un blu e un rosso per il viola. I primari furono definiti: ROSSO, GIALLO, BLU.

Nel tempo questi tre colori variarono per numero e tono, a seconda di chi prendesse in studio l’armonia dei colori. Figure come J. Wolfgang Goethe (1749-1832), Otto Runge (1777-1810), Wilhelm von Bezold (1837-1907), Wilhelm Ostwald(1853-1932), Johannes Itten(1888-1967) e molti altri, provarono a teorizzare l’armonia dei colori ognuno secondo le proprie esperienze. lo stesso J. Itten li definisce colori primari, ma se cerchiamo di creare il cerchio cromatico partendo dai primari illustrati nel suo libro, non ci riusciremo.
Con Ippolito Marinoni, l’inventore della quadricromia CMYK (Cyan, Magenta, Giallo, Nero) e della rotativa, si arrivò a definire esattamente i 3 colori primari che dessero realmente la possibilità di riprodurre tutti i colori visibili.
GIALLO-MAGENTA-CYAN

Nell’arcobaleno osserviamo un’armonia e un passaggio continuo senza separazione da un colore all’altro, viola, rosso, rossoarancio, giallo, verde, blu, indaco. Lo spettro della luce racchiude gli stessi 7 colori.

La sequenza di questi 7 colori viene rappresentata linearmente da sinistra a destra, ma se osserviamo l’inizio e la fine, la similitudine di questi due colori è ovvia. Così per rappresentarla con continuità ed armonia, senza un’inizio ed una fine, uniamo le due estremità ottenendo un cerchio, come già accade con la rappresentazione della curva di planck, che nella realtà è lineare ma viene rappresentata come un tutt’uno.

Partendo dai tre colori primari GIALLO,MAGENTA e CYAN andiamo a visualizzare le tre principali scale cromatiche che formano il
CERCHIO CROMATICO.



dal MAGENTA al GIALLO




dal GIALLO al CYAN




dal CYAN al MAGENTA

Tutti i colori ottenuti si definiscono colori secondari, in quanto sono composti con percentuali diverse dai due primari, mentre i colori RossoArancio, Verde e BluViola che hanno una percentuale esatta del 50%, si definiscono COMPLEMENTARI. Vedremo in seguito il loro significato.
I colori secondari definiscono la SATURAZIONE qualità massima di forza e di purezza che un colore può raggiungere. Avvicinarsi il più possibile a questi valori è effettuabile se riusciamo a trovare in commercio dei pigmenti base di uguale intensità ai colori primari. Altrimenti creeremo il nostro cerchio cromatico personale con più di un primario per campione. Ad esempio un rosso per le scale degli arancioni ed uno per la scala dei viola e così per gli altri primari.

LUMINOSITA’


La luminosità è l’attributo che per cui un colore viene visto scuro o luminoso. D’ora in poi consideriamo il concetto di luminosità come l’asse verticale, dalla luce del sole che abbiamo sopra la testa all’ombra proiettata a terra.

Il concetto di luminosità si può comprendere pensando al nostro maglione BLU preferito. Visualizziamo un singolo blu pensando al colore del maglione, ma in realtà, osservandolo, noteremo diverse tonalità di blu, più chiare, più scure.
Ora se dobbiamo rappresentare ad esempio un cubo di colore blu non possiamo limitarci ad usare un singolo blu, ma abbiamo bisogno di valori tonali aggiuntivi per descrivere la forma del cubo.
Il modo più semplice per affrontare questo problema è quello di unire del bianco o del nero per descriverne il lato in luce o quello in ombra.

Con la prima separazione descriviamo quello che nel disegno viene spiegato con la prospettiva con un punto di fuga.

Notiamo che dobbiamo introdurre il terzo movimento orientativo, termine per identificare meglio la mia posizione rispetto alla forma osservata, quindi oltre a sinistra-destra, basso-alto, introduco Davanti-Dietro.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA

-Esercizio Base-

Il nostro punto di partenza è la prospettiva con un punto di fuga e collochiamo la nostra forma sulla linea d’orizzonte. A questo punto ci basta schiarire o scurire il nostro blu per differenziare i due lati visibili.

Se invece posizioniamo la nostra forma al di sotto o al di sopra della linea dell’orizzonte dobbiamo ricorrere sia al tono chiaro che a quello scuro del blu per poter differenziare tutti i lati.

A seconda del valore che avete scelto per identificare il lato in luce, scegliete il tono d’ombra che abbia la stessa intensità.

Per addestrare l’occhio a scomporre ciò che razionalmente identifichiamo con il singolo valore della forma, consideriamo i 4 lati visibili di una forma semplice come il cubo e orientiamoli rispetto al nostro sguardo.

Con l’ausilio di un supporto fotografico e di una tecnica coprente, procedete coprendo col nero tutti i lati che si trovano in ombra, senza soffermarci sulle ombre riportate, seguendo una scomposizione semplice. Altrettanto con i lati in luce. Molto probabilmente otterrete qualcosa di simile, una visualizzazione bidimensionale…astratta.

Ora proviamo a ricreare lo spazio con l’aiuto della scala acromatica, dal G al B per differenziare i lati in luce e dal G al N per i lati in ombra.
Per differenziare il davanti e il dietro usiamo il principio spiegato nella quarta separazione.

Nell’esempio la scelta fatta è di associare alla luce, tutti i lati in basso e a sinistra e all’ombra quelli in alto e a destra.
La lateralizzazione sinistra-destra per quanto sembri un concetto semplice, non è da banalizzare. La difficoltà che può avere un bambino ad impugnare la forchetta, con la mano destra o sinistra non riconoscendo in se stesso due parti ma percependosi come unità, crea la stessa difficoltà nell’adulto che non pensa più destra-sinistra nei movimenti quotidiani in quanto metabolizzati e riposti nell’inconscio. Bisogna tornare coscienti all’osservazione, io rispetto al foglio con i miei confini sinistra-destra, alto-basso.

Ora proviamo a fare lo stesso ragionamento ma sostituendo il G centrale con il colore Cyan, ottenendo 2 scale cromatiche diverse, una chiara ed una scura.

Per esercitarvi potete eseguire delle semplici scomposizioni da foto o disegnare forme diverse per poi immaginarle di un unico colore. In questo esempio il Cyan, ma potete usare qualsiasi colore. Ricordate di decidere la direzione della luce, sinistra o destra e davanti o dietro.
Per rendere più semplice l’esercizio ed abituarsi a visualizzare il colore opposto, potete affiancare le scale cromatiche una sopra l’altra in modo che avrete la relazione diretta tra colore di luce e colore d’ombra.



-ESERCIZIO AVANZATO-

Partendo dai solidi colorati ottenuti dalla scomposizione, o disegnando forme diverse, intensifichiamo l’esercizio entrando ulteriormente nel dettaglio provando a scavare i nostri solidi.

Per aggiungere elementi basta invertire i colori base, se lavorate nella parte in ombra usate il colore di luce e viceversa col colore dell’ombra nella parte in luce.

Mentre per visualizzare la nuova superficie ottenuta usate un tono più scuro rispetto a quello superficiale.

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